2 di notte.
Impossibilità di dormire e improvvisa vena creativa. Capita raramente negli
ultimi tempi ma è pur sempre la cosa che mi riesce meglio. Forse è questo il
problema, non lascio abbastanza tempo alle cose che mi riescono bene e ne
impiego un sacco nel fare cose che si possono tranquillamente evitare.
La
consapevolezza di stare sbagliando è già un traguardo, ma è inutile se non
accompagnata da un cambiamento. Quindi forse non è una vera e propria
consapevolezza? O abbiamo troppa paura di scoprire cosa c’è di buono, magari
perché in realtà non ce n’è?
Probabilmente
se tutti ci ponessimo un traguardo e facessimo del nostro meglio per
raggiungerlo, le cose nel mondo non andrebbero così male. Oppure è proprio
questo il problema, facciamo del nostro meglio per raggiungere i nostri
traguardi e ci dimentichiamo di quello che c’è attorno, di cosa provano le
persone.
La verità è
che viviamo costantemente nella paura, e la paura è la sensazione più brutta al
mondo. Abbiamo paura di sbagliare e quindi sbagliamo. Abbiamo paura di parlare
e quindi stiamo zitti. Abbiamo paura di stare zitti e quindi parliamo troppo.
Equilibrio.
Ecco la soluzione. Bisogna trovare equilibrio nelle cose. D’altronde c’è un
motivo se in tanti parlano di “vita sana ed equilibrata”. Aristotele lo
definisce il “giusto mezzo”, il modo per arrivare alla felicità, la capacità di
distinguere il bene e il male, di giudicare nel modo giusto, o meglio,
opportuno.
La gente
passa così tanto tempo a cercare quello che non ha che magari neanche si
accorge del fatto che ciò di cui più ha bisogno è lì, davanti agli occhi.
Allora mi guardo intorno, ma non vedo niente. E’ forse il nulla ciò di cui ho
più bisogno? No, non credo. Probabilmente è proprio di riempire questo nulla,
questo vuoto.
Ho passato
tutta la vita a cercare di capire le persone e sono arrivata alla conclusione
che prima di capire gli altri dobbiamo capire noi stessi, e nella maggior parte
dei casi siamo incomprensibili. Se fossi una scienziata inventerei una sorta di
chiave di lettura, qualcosa capace di decodificare il groviglio di pensieri
nella testa delle persone. Ah… le persone! Per quanto negli ultimi tempi sia
diventata vittima di una misantropia cronica, le trovo comunque affascinanti.
Camminando
per strada spesso mi fermo a guardare in faccia la gente e cerco di immaginarne
la storia, come dice Kevin Spacey in American Beauty “c’è tutta un’intera vita
dietro ogni cosa” e l’idea che su un pianeta così piccolo, se paragonato
all’immensità dell’universo, ci possa essere talmente tanta vita per me è
sconvolgente e meravigliosa allo stesso tempo. La cosa più sconvolgente è che
di tutta questa vita ne sono parte anch’io. Certo, una parte piccolissima, ma
comunque qualcosa, e bisogna sempre apprezzare le piccole cose.
Come tutti
probabilmente anch’io aspiro a cambiare il mondo in qualche modo. Che Guevara
ha detto “fa ciò che valga la pena di essere ricordato”, ma la citazione che
preferisco è di Gandhi, “qualsiasi cosa tu faccia sarà insignificante, ma è
molto importante che tu la faccia”. Ed è pensando a queste parole che vado
avanti ogni giorno, perché in fondo non importa tanto essere ricordati quanto
piuttosto aver fatto del proprio meglio per essere sopravvissuti. Già, perché
davanti a tutto quello che possiamo perdere da un momento all’altro,
sopravvivere è ciò che conta davvero.
La paura di
soffrire o di restare delusi non deve mai fermarci dal cercare di ottenere il
meglio, perché il meglio è ciò che tutti ci meritiamo. E qualsiasi cosa
terribile possa accadere nella nostra vita, non dev’essere un motivo per
buttarci giù, ma piuttosto per far sì che si vada avanti meglio di prima.
Eppure sono
sempre le 2 di notte e purtroppo queste di queste idee così brillanti di giorno
non ne vedo neanche l’ombra.
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