giovedì 31 maggio 2012

2 di notte


2 di notte. Impossibilità di dormire e improvvisa vena creativa. Capita raramente negli ultimi tempi ma è pur sempre la cosa che mi riesce meglio. Forse è questo il problema, non lascio abbastanza tempo alle cose che mi riescono bene e ne impiego un sacco nel fare cose che si possono tranquillamente evitare.
La consapevolezza di stare sbagliando è già un traguardo, ma è inutile se non accompagnata da un cambiamento. Quindi forse non è una vera e propria consapevolezza? O abbiamo troppa paura di scoprire cosa c’è di buono, magari perché in realtà non ce n’è?
Probabilmente se tutti ci ponessimo un traguardo e facessimo del nostro meglio per raggiungerlo, le cose nel mondo non andrebbero così male. Oppure è proprio questo il problema, facciamo del nostro meglio per raggiungere i nostri traguardi e ci dimentichiamo di quello che c’è attorno, di cosa provano le persone.
La verità è che viviamo costantemente nella paura, e la paura è la sensazione più brutta al mondo. Abbiamo paura di sbagliare e quindi sbagliamo. Abbiamo paura di parlare e quindi stiamo zitti. Abbiamo paura di stare zitti e quindi parliamo troppo.
Equilibrio. Ecco la soluzione. Bisogna trovare equilibrio nelle cose. D’altronde c’è un motivo se in tanti parlano di “vita sana ed equilibrata”. Aristotele lo definisce il “giusto mezzo”, il modo per arrivare alla felicità, la capacità di distinguere il bene e il male, di giudicare nel modo giusto, o meglio, opportuno.
La gente passa così tanto tempo a cercare quello che non ha che magari neanche si accorge del fatto che ciò di cui più ha bisogno è lì, davanti agli occhi. Allora mi guardo intorno, ma non vedo niente. E’ forse il nulla ciò di cui ho più bisogno? No, non credo. Probabilmente è proprio di riempire questo nulla, questo vuoto.
Ho passato tutta la vita a cercare di capire le persone e sono arrivata alla conclusione che prima di capire gli altri dobbiamo capire noi stessi, e nella maggior parte dei casi siamo incomprensibili. Se fossi una scienziata inventerei una sorta di chiave di lettura, qualcosa capace di decodificare il groviglio di pensieri nella testa delle persone. Ah… le persone! Per quanto negli ultimi tempi sia diventata vittima di una misantropia cronica, le trovo comunque affascinanti.
Camminando per strada spesso mi fermo a guardare in faccia la gente e cerco di immaginarne la storia, come dice Kevin Spacey in American Beauty “c’è tutta un’intera vita dietro ogni cosa” e l’idea che su un pianeta così piccolo, se paragonato all’immensità dell’universo, ci possa essere talmente tanta vita per me è sconvolgente e meravigliosa allo stesso tempo. La cosa più sconvolgente è che di tutta questa vita ne sono parte anch’io. Certo, una parte piccolissima, ma comunque qualcosa, e bisogna sempre apprezzare le piccole cose.
Come tutti probabilmente anch’io aspiro a cambiare il mondo in qualche modo. Che Guevara ha detto “fa ciò che valga la pena di essere ricordato”, ma la citazione che preferisco è di Gandhi, “qualsiasi cosa tu faccia sarà insignificante, ma è molto importante che tu la faccia”. Ed è pensando a queste parole che vado avanti ogni giorno, perché in fondo non importa tanto essere ricordati quanto piuttosto aver fatto del proprio meglio per essere sopravvissuti. Già, perché davanti a tutto quello che possiamo perdere da un momento all’altro, sopravvivere è ciò che conta davvero.
La paura di soffrire o di restare delusi non deve mai fermarci dal cercare di ottenere il meglio, perché il meglio è ciò che tutti ci meritiamo. E qualsiasi cosa terribile possa accadere nella nostra vita, non dev’essere un motivo per buttarci giù, ma piuttosto per far sì che si vada avanti meglio di prima.
Eppure sono sempre le 2 di notte e purtroppo queste di queste idee così brillanti di giorno non ne vedo neanche l’ombra.